Il Contratto di Fiume del Feltrino è stato inserito dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) nel Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) come “progetto pilota/buone pratiche/iniziative degne di nota” all’interno della sezione dedicata alle azioni di adattamento, nell’ambito della macro-categoria Processi organizzativi e partecipativi
Lo scorso 2 agosto, il MATTM ha avviato la consultazione pubblica sulla prima stesura del Piano, la cui finalità principale è il contenimento della vulnerabilità agli impatti dei cambiamenti climatici, incrementando l’adattabilità e la resilienza dei sistemi naturali, sociali ed economici.
Elaborato con il coordinamento scientifico del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, il Piano dà attuazione alla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC), approvata con Decreto Direttoriale n. 86 del 16 giugno 2015.
Il documento, che si propone come strumento strategico aperto e in continuo aggiornamento, fornisce un quadro aggiornato delle tendenze climatiche e degli scenari futuri sul territorio nazionale, analizza gli impatti e le vulnerabilità del territorio e identifica possibili azioni integrate di adattamento, oltre che strumenti di monitoraggio e valutazione.
Nell’ambito del PNACC il CdF Feltrino viene riportato come esempio virtuoso di “coordinamento intersettoriale, con lo scopo di creare sinergie tra diversi attori per favorire la realizzazione di progetti collettivi, la cooperazione intersettoriale e lo scambio di informazioni e conoscenze”.
Il rilievo assunto dal CdF Feltrino nel PNACC riconferma la necessità di porre lo strumento partecipativo alla base della pianificazione territoriale, che deve valorizzare al contempo le risorse del territorio e il senso di appartenenza e responsabilità delle comunità locali.
I cambiamenti climatici rappresentano una delle sfide più rilevanti su scala globale. I risultati dell’ultimo rapporto di valutazione dell’IPCC AR5-WGIII (IPCC 2014a) evidenziano che l’Europa meridionale e l’area mediterranea dovranno fronteggiare nei prossimi decenni gli impatti più significativi dei cambiamenti climatici e saranno fra le aree più vulnerabili del Pianeta. L’innalzamento delle temperature, la riduzione delle precipitazioni annuali e l’aumento di frequenza di eventi estremi (siccità, ondate di calore, precipitazioni intense, ecc.) rappresentano gli indicatori di impatto più rilevanti per l’Europa meridionale.
Per far fronte a queste problematiche, le politiche climatiche adottate a livello internazionale hanno individuato la necessità di promuovere, a vari livelli e scale, l’adozione di strategie e azioni di adattamento ai cambiamenti climatici.
In questo senso, lo sviluppo di processi di governance multilivello, facenti leva sulla responsabilità della società insediata, consentono di coordinare interventi di vasta portata per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente, la tutela delle risorse idriche, la valorizzazione del territorio e la prevenzione del rischio idrogeologico, unendo le competenze e ottimizzando le risorse.
Attraverso il dialogo tra Istituzioni, cittadini, enti pubblici e privati, è possibile svolgere un ruolo cruciale nella definizione di obiettivi, strategie di intervento e competenze, e fornire un contributo importante nelle pratiche di adattamento ai cambiamenti climatici.